La Carta Etica…finalmente!?!

December 20 2010No Commented

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Dal 7 dicembre il Piemonte può dire di essere la prima regione d’Italia a essersi dotata di una Carta Etica. Il documento è consultabile sul sito del Consiglio Regionale (www.consiglioregionale.piemonte.it). A volerlo son stati Roberto Cota e Valerio Cattaneo, presidenti di Consiglio e Giunta Regionale.
“La Carta Etica si pone al di là degli obblighi di legge e rappresenta uno strumento volontario che ciascun amministratore, o candidato amministratore, può sottoscrivere quale suo impegno personale di fronte alla collettività” – si legge all’articolo 4.

L’iniziativa sembra buona e giusta soprattutto se pensata in seguito all’accennata Parentopoli della Lega in seno al Consiglio Regionale piemontese.
Dando uno sguardo veloce appaiono peraltro punti e valori assolutamente condivisibili. Un tentativo simile lo stiamo portando avanti con la Piattaforma Politica di Libera Piemonte, L10, che insiste sulla necessità di una maggiore etica nella rappresentanza. I punti sono simili, abbiamo detto, ma non coincidono. Nessun accenno al primo punto della piattaforma: non candidare persone rinviate a giudizio o condannate per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione e di non assegnare alcun ruolo di dirigenza o di rappresentanza del partito a persone rinviate a giudizio o condannate per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione.
La Carta Etica da attenzione alla trasparenza dei programmi e al rispetto dei concorrenti in fase di campagna elettorale. Ciò che manca è l’attenzione verso la scelta dei candidati. La capacità di non confondere l’elettorato badando ai propri interessi sapendosi invece mettere da parte in caso anche solo di indagini a proprio carico non è un criterio che viene elencato nella Carta proposta da Cota. Come dire che assumere un nipote sia più grave che non candidare un condannato per reati verso la pubblica amministrazione. Non è sicuramente una classifica di gravità quella che va fatta ma considerate le carriere penali di alcuni politici avrebbe potuto essere una misura ‘etica’ anche quella della selezione all’ingresso. Verrebbe da proporre un provvedimento che ha già una forma: la commissione antimafia presieduta da Francesco Forgione ha da tempo redatto una carta etica che se adottata dai partiti potrebbe filtrare alcuni dei problemi legati alla condotta morale dei candidati di quasi tutte le formazioni politiche italiane.
Nonostante questo la Carta può essere uno strumento utile, soprattutto se si considera che tutti gli amministratori che decideranno di firmarla – la firma è infatti facoltativa – acconsentiranno a non assumere incarichi alternativi o paralleli a quello regionale che possano essere fonte di conflitti di interesse ma anche di distrazioni, e dovranno presenziare con operosità e assiduità le sedute dell’organo – amministrativo o gestionale – cui appartengono; dovranno desistere dall’assumere tra i propri collaboratori dei parenti. Dovranno rinunciare a eventuali doni se non di carattere assolutamente simbolico. Renderanno conto del proprio lavoro nella maniera più accessibile e trasparente, badando di non scialacquare le risorse della Regione e anzi cercando di contenere le spese del compito amministrativo cui presiedono.
Una parte importante, come abbiamo detto, riguarda giustamente la fase di campagna elettorale. La trasparenza dei programmi e il rispetto dei concorrenti sono i requisiti base che la Carta Etica chiede per poter avere uno ‘scontro’ veramente democratico.
Sembrerebbe una rivoluzione basata su calcoli di complicata scienza e invece, con tutto il rispetto per un documento che può solo essere utile e per coloro che lo hanno scritto, appare semplice e elementare come un regolamento di condominio.
Viene malignamente da chiedersi come mai sia arrivato solo ora. Ma sarebbe ingiusto: quando finalmente c’è qualcosa di utile e concreto la cosa migliore da fare è pensare a come amplificarne l’efficacia.
La domanda è: quando cominciano a firmare assessori e consiglieri?